Aung Suu Kyi stravince le elezioni in Birmania e diventerà’ il primo premier democratico del paese.
E’ una notizia straordinaria ricordando gli orrori che i birmani hanno dovuto sopportare per decenni sotto il tacco crudele della dittatura militare. Lei stessa, questa piccola grande donna coraggiosa, ha vissuto gran parte della sua vita agli arresti. Non ha pero’ mai chinato la testa.
L’aspetta un cammino difficilissimo. I militari, concedendo le elezioni, si sono riservati, “per diritto”, un ruolo politico fondamentale. Il loro ricatto si sentirà’, eccome. La stessa schiacciante vittoria nasconde le insidie del trasformismo di gruppi sociali ed economici da sempre in affari con la dittatura.
La povertà’ del paese e’ enorme, nonostante le sue ricchezze. Finora sono finite nelle tasche dei generali e di tante multinazionali. Democrazia significa, da subito, una ben diversa e radicale redistribuzione del reddito tale da porre fine alla miseria e all’esodo di massa di tanti giovani costretti a lavori di semischiavitu’ nei paesi vicini. Le pressioni geopolitiche del vicino cinese su questo paese configgono pesantemente, poi, con quelle occidentali nell’area.Divisioni etniche e religiose sono focolai minacciosi.
Un compito immane, insomma. Ma e’ il bello di quella straordinaria cosa che e’ la democrazia. Faticosissima, difficile, impervia, ma la sola casa della donna e dell’uomo libero.
Buongiorno, Birmania!
Silvestro Montanaro
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