27 Gennaio 1945, 27 gennaio 2014 , sono passati 69 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz .
Ogni anno si celebra questa data per ricordare ciò che oggi può sembrare impossibile possa fare l’essere umano. E più passa il tempo e più i ricordi se ne vanno, soprattutto se con gli anni vengono a mancare testimoni di chi quel tempo l’ha realmente vissuto.
I racconti e la storia non bastano più se il 27 gennaio viene vissuto come il Natale. Un giorno di memoria, dove molti cercano giustamente di rivivere e far rivivere attraverso incontri,convegni, dibattiti , cineforum ed altro, per sensibilizzare la gente ricordando gli effetti di quel lunghissimo periodo crudele.
Il Natale ed il 27 gennaio,come tutte quelle date che celebriamo, ecco che allora non devono essere un giorno dove si ricorda , ma deve essere un inizio, una nuova partenza per ogni essere umano.
Oggi più che mai stiamo viaggiando di corsa dimenticandoci veramente di ciò che l’uomo è capace di fare. Sono moltissime le situazioni che ogni giorno si presentano e ci comportiamo magari non ricordando quei giorni.
Oggi più che mai il diverso viene giudicato e non ci rendiamo conto di quanto male possiamo fare. Dobbiamo ogni giorno pensare a chi ha vissuto realmente quel periodo di storia per confrontarci con chi non è della stessa nazionalità, con chi vive in un territorio diverso, con chi fa scelte politiche diverse, con chi vive una religione diversa, con chi è omosessuale, e con chi riteniamo diverso da noi perché l’altro possa essere solo arricchimento per noi. Non sono discorsi retorici, ma parole che dobbiamo tenere fortemente in considerazione se non vogliamo avvicinarci sempre di più a periodi simili al passato.
Oggi non abbiamo i campi di concentramento, ma abbiamo moltissime persone che vivono in senso metaforico quasi in quelle stesse condizioni.
Oggi il disagio è ben altro, la povertà. E quando la povertà aumenta come sta succedendo in questi anni, aumentano le differenze ed aumenta la mancanza del rispetto della dignità altrui.
I disagi e gli anni cambiano ma le cause che provocano queste epoche sono sempre gli stessi : i soldi, quel maledetto denaro che divide l’uomo e lo rende crudele.
Fino a quando ci saranno ricchi e poveri questo mondo non avrà giustizia e fino a quando non ci sarà giustizia ci saranno sempre guerre ed odio.
Diventa così importante, per quei pochi che mi seguono, prendere l’occasione ogni giorno per ripartire, per combattere i disagi e le sofferenze, per condividerle e farle proprie, in modo particolare sulle questioni di tutti i giorni e sul disagio attuale che sta uccidendo famiglie intere.
La povertà, se andiamo avanti di questo passo, ne ammazzerà di più. L’ingiustizia ci dividerà e nascerà odio.
E poi quel “bipolarismo” anche nelle scelte di vita, o sei con me o contro di me, o sei ricco o sei povero, o sei normale o sei diverso, o sei bianco o sei nero senza più la possibilità di essre un po’colorati. Quel po’ di colore che farebbe bene al mondo intero….
Fabris Vanni
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