Con attenzione seguo ciò che sta accadendo nel nostro territorio veneziano, rispetto ai comunicati di un presidente di una società sportiva. Nessuna intenzione di aprire polemiche, ma un intervento generico mi sento di farlo, non tanto perché mi interessa entrare nelle problematiche altrui e farmi i fatti degli altri, ma perché mi piacerebbe onestamente che questo tentativo di cambiare la cultura e le tradizioni dello sport italiano fallisse pienamente.
Già lo sport ha perso una cosa importantissima, “la bandiera” in campo, i classici giocatori che come anni fa
, restavano nella propria squadra da inizio a fine carriera, e per tutti i tifosi erano l’immagine , il riferimento. Questi giocatori ormai si sono estinti, sono diventati merce per le opere aziendali e per le trattative economiche per restare a galla in un mondo che di sport a sempre meno e dove come in ogni altro ambito questi maledetti soldi fanno da padroni.
Dopo questo tentativo di cambiamento, riuscito, ecco che si vuole fare un altro
passo nella distruzione dello sport. Mettere le mani e la voce nelle curve italiane che sono quelle poche cose belle, rimaste, che fa dello sport italiano un autentico splendore.
Ovviamente non voglio generalizzare e non voglio difendere nessuno, anche perché molte volte anche da parte degli ultras ci sono delle azioni esagerate di una fetta di loro, ma se penso a tutte quelle volte che sono stato in uno stadio o in un palazzetto, la differenza in negativo e distruttivo l’hanno sempre fatta i famosi tifosi occasionali, quelli delle tribune e quasi mai i ragazzi delle curve. Anzi sentirli cantare per ore senza mai smettere, e vederli a presentare le scenografie preparate in settimana è da brividi, mentre dal resto del palazzetto o dello stadio, spesso si trovano persone , cosiddette normali ad insultare arbitri ed avversari e se la propria squadra gioca male ed insultare anche i propri giocatori.
Sta proprio qui la differenza, tra i tifosi e sportivi normali e ultras; i primi sono allo sbaraglio non hanno riferimenti, non hanno regole, mentre i secondi sono organizzati con statuti, leggi e regolamenti e se uno non li segue viene invitato ad uscire.
La discriminazione territoriale la fa quasi sempre il tifoso delle cosiddette tribune, che quando la partita non va per il verso giusto e si incazza e se la prende con gli avversari arrivando ad insultare. Questa è discriminazione quando ti fai prendere emotivamente e spari tutta la rabbia che hai. La discriminazione invece non è quando prepari il canto, e che saltelli con tutti, sfottendo l’altra squadra con il sorriso tra le labbra.
Lasciamo i nostri tifosi in pace, lasciamo a loro la possibilità di far bello lo sport, condanniamoli quando fanno veramente violenza ma non per “chi salta un …è” .
Alla fine il gioco pensando alle Olimpiadi è stato pensato proprio per mettere a confronto territori diversi attraverso lo sport, anziché la guerra…
Rispondi